Scritto da Michelangelo Morello

Pubblicato il 17/11/2020

Ispirato dai grandi maestri della comicità italiana quali Sordi, Fabrizi e Totò, oggi, senza più alcuna scusante o possibile rimostranza, Carlo Verdone può essere annoverato, finalmente, fra i grandi nomi del cinema italiano; e gli autori che verranno dovranno confrontarsi anche con la filmografia di un romano che, forse meglio di chiunque altro, è riuscito a trasmettere la romanità nelle sue commedie. Si dice che con l’età si acquisti autorevolezza e saggezza e, arrivati a ‘na certa (concedete il romanesco), si debba fare i conti con quello che si è costruito lungo un’intera carriera ma, per Carlo, nonostante i settanta, non è ancora arrivato il momento di lasciarsi abbandonare a quello che è stato, vivendo solo di ricordi. D’altronde “Si vive una volta sola”, lo sottoscrive lui stesso con la sua ultima fatica (non ancora resa disponibile al pubblico dato che vi è la volontà ferrea che la distribuzione avvenga nelle sale cinematografiche una volta che l’emergenza dovuta dal Covid-19 sarà terminata), e quindi se la mente è lucida, lo spirito rimane positivo e le anche sono tornate ad essere robuste (parafrasando la descrizione di uno dei suoi ultimi post su Instagram), l’augurio è che non si fermi e continui a regalare scorci estivi e drammi umani che aiutano e fanno crescere. 

Si vive una volta sola , prossima uscita nelle sale cinematografiche

La filmografia del regista romano, inutile dirlo, offre uno spaccato della società italiana degli ultimi quarant’anni, lungi tuttavia dal voler instillare una qualche retorica, ma scrivendo e interpretando, invece, personaggi tratti dalla vita di tutti i giorni indubbiamente figli di un’Italia che ne ha viste di ogni genere, influenzati da mode e modi di fare: indelebili protagonisti di un cinema che sfocia spesso nel sogno romantico accolto da una Roma estiva e amena. A Verdone si deve riconoscere il grande merito di aver saputo osservare e ascoltare i clienti del droghiere, i tifosi allo stadio durante le partite della Magica, di aver saputo immagazzinare i modi di atteggiarsi dei coatti a Trastevere, registrare e riprodurre toni e cadenze delle voci degli amici di infanzia, dei vecchietti seduti ai tavoli dei bar, delle persone che ha avuto modo di conoscere nel corso degli anni. Non sarebbero nati gli iconici personaggi che abitano le sue pellicole, come l’ingenuo e innocente Mimmo di Bianco, Rosso e Verdone (1981) o Ivano, quel marito tanto cafone quanto simpatico, che in Viaggi di nozze (1995) è novello sposo di Jessica, interpretata da una strepitosa Claudia Gerini. 

Ivano e Jessica, Viaggi di nozze (1995)

Innumerevoli film del pluripremiato regista sono corali, il pubblico incontra vari personaggi e vive le loro vicissitudini in un contrasto di comicità, nostalgia e tremenda malinconia che assale senza pietà poco prima dei titoli di coda: gli americani la chiamano dramedy, la locuzione originale è commedia all’italiana. Compagni di scuola (1988) ne è l’esempio lampante: nonostante la tragicità del film e l’alone amaro che si percepisce lungo tutta la visione, la pellicola fu uno straordinario successo di pubblico e rimane uno dei titoli più emblematici nonché una delle opere meglio riuscite e più apprezzate di Verdone, sebbene la sceneggiatura non venne accolta con grande entusiasmo dallo storico produttore Mario Cecchi Gori. 

Verdone ha sempre vissuto della settima arte: il padre Mario è stato un rinomato storico e critico cinematografico nonché professore di storia del cinema e direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, il quale ebbe l’ardire di bocciare il figlio ad un esame ai tempi dell’Università, aneddoto che il regista romano è solito ricordare per omaggiare un padre che tanto è stato d’aiuto e di conforto nel corso della sua carriera. 

Mario Verdone, tuttavia, non è stato l’unico punto di riferimento nella sua vita; Carlo ha avuto il grande privilegio di essere accompagnato lungo il suo percorso dai grandi maestri del cinema italiano, a cui va riconosciuta la lungimiranza d’aver riposto la loro fiducia in un giovane che, film dopo film, è stato capace di trasmettere al pubblico il proprio sentimento per quanto portava su schermo. Figure come quelle di Sergio Leone e Alberto Sordi, già mostri sacri del cinema italiano negli anni Ottanta del secolo scorso, quando Verdone muove i suoi primi passi, dimostrarono la loro grandezza nel saper intercettare un talento, trovando la pazienza di coltivarlo e riporre in lui grande fiducia. Sergio Leone ebbe il coraggio di produrre il primo film del giovane autore, Un sacco bello datato 1980, dimostrandosi inoltre un maestro d’arte senza eguali permettendogli di attingere dal suo immenso sapere di artista, dispensando consigli di set e di regia; d’altro canto va riconosciuta a Sordi la bontà di averlo accettato come il suo figlio d’arte, non nascondendo mai l’enorme stima e fiducia nelle capacità del suo concittadino. Non è un caso se, nel 1982, venne rilasciato nelle sale il film In viaggio con papà i cui protagonisti sono proprio Sordi e Verdone nei ruoli che non è difficile intuire, pellicola che Leone battezzò come “il culmine della romanità”. 

Sergio Leone e Carlo Verdone 

Carlo Verdone rappresenta il ponte fra l’antico cinema dei grandi artigiani italiani e il moderno che non vuole rallentare e stagnarsi nel passato, ma guarda sia alla tradizione sia alle produzioni internazionali per non diventare retorico e ripetitivo: lo stesso Verdone è sempre attento al contemporaneo, minuzioso nel restare al passo coi tempi cercando di fotografare il periodo storico in cui è immerso accettando di buon grado la collaborazione con giovani personalità sull’onda del successo, concedendosi la libertà di sperimentare: il film Benedetta Follia (2018), ne è un chiaro esempio dato che l’attrice protagonista scelta è Ilenia Pastorelli (già incontrata in Lo chiamavano Jeeg Robot, datato 2015) e lo sceneggiatore è Nicola Guaglianone, autore fino ad allora di progetti lontani dalla commedia e decisamente spinti verso un cinema action ricco di effetti speciali. Se oggi viene considerato e annoverato fra i maestri del cinema italiano, ieri Carlo Verdone fu studente diligente e rispettoso, capace di coinvolgere personalità iconiche della romanità come la cara Elena Fabrizi, sorella del grande Aldo, meglio conosciuta come Sora Lella, matrona romana d’altri tempi a cui ci si rivolgeva dandole del “voi”, e Mario Brega altro pilastro del cinema italiano e braccio destro di Sergio Leone negli anni della Trilogia del dollaro.

Se il pubblico di domani non rimarrà orfano della tradizione cinematografica italiana costruita, negli anni, dagli autori citati in quest’articolo, sarà anche per merito di Carlo Verdone il quale ebbe l’enorme carisma per coinvolgerli nei suoi progetti, ma soprattutto perché non manca di omaggiarli raccontando di loro, sfoderando ad ogni occasione aneddoti strappalacrime che li coinvolgono. Un nonno cantastorie, dalla voce calda e suadente, capace di intrattenere il pubblico con le mirabolanti storie sulla sua vita, intrecciatasi continuamente con le vecchie e le nuove generazioni, perché il cinema italiano possa proliferare e venire ricordato. 

Oltre che augurare un felice compleanno al regista romano, l’auspicio è che anche oggi venga concessa pazienza e fiducia ai giovani autori, perché possano emergere realizzando i propri progetti accompagnati sotto l’ala protettrice di chi già ce l’ha fatta: che la storia di Carlo Verdone, prima studente e poi maestro, sia presa ad esempio.