“Senza essere stata una donna

Solo una ragazza..”

Claire Nouveau riferendosi al suo stato di infertilità irreparabile.

Inseparabili, meglio conosciuto come Dead Ringers, apre le sconfinate porte del doppio in un turbinio di emozioni tossiche che si fondono sulla collaborazione assoluta tra due gemelli omozigoti.

Il film di David Cronenberg, uscito nelle sale nel 1988, narra la storia di due fratelli (entrambi interpretati dall’iconico Jeremy Irons) legati da un rapporto indissolubile, fatto non solo di esperienze lavorative appaganti – in quantoginecologi di successo – ma anche di rapporti sessuali intercambiati. È qui che entrano in gioco le differenze caratteriali incisive dei Mantle: Elliot è estroverso, solido, caparbio; attributi che si contrappongono all’inevitabile fragilità di Beverly. La sua enorme sensibilità lo porterà ad eseguire numerose ricerche scientifiche legate alla fertilità femminile.

La clinica da loro gestita è infatti specializzata nel concepimento, permettendo anche alle donne più problematiche di raggiungere il tanto agognato stato di gravidanza grazie alle tecniche più all’avanguardia da loro ideate. 

É proprio grazie alla contrapposizione tra la sicurezza di uno e la dedizione dell’altro che i risultati lavorativi arrivano a dismisura, non permettendo però a nessuno dei due di spiccare, D’altronde questo stile di vita va più che bene ai due gemelli: Elliot non può vivere senza Beverly e viceversa. Legandosi al mito dei gemelli siamesi, i fratelli di Cronenberg sono estremamente uniti a livello psicologico (sebbene non presentino legami fisici), per questo motivo il loro rapporto ha ricadute sul piano biologico. Il malessere di Beverly viene traslato a Elliot: non esiste uno, se non esiste anche l’altro

Il doppio, il medesimo, l’uguale: fino a che punto la vita di un essere umano può annullarsi per divenire un’essenza priva di un’entità propria al puro scopo di adattarsi alle logiche dell’altro? La nascita, che a livello assoluto rappresenta la separazione dal corpo della madre raggiungendo l’indipendenza col primo respiro, nel film di Cronenberg non si attua. I due gemelli vengono al mondo ma non si separeranno mai perché, sebbene non siano legati fisicamente, sono comunque la stessa persona. Elliot arriva a dire al fratello: “se non ci scambiassimo le donne, probabilmente tu saresti ancora vergine”, come per dire che é solo grazie al suo spirito di condivisione che il gemello è stato in grado di fare le medesime esperienze. 

Da questo evidente rapporto tossico entra in gioco la famosa attrice Claire Niveau, il cui desiderio più grande è diventare madre, ma impossibilitata nell’esserlo a causa del suo raro utero triforcuto. Inizialmente abbindolata dai giochi di scambio dei gemelli, presto si accorge delladuplice personalità – mentre si trova in compagnia di Beverly (o Elliot?). Scopre, effettivamente, dell’esistenza di entrambi ad un pranzo organizzato, il doppio che si rivela come tale, e infuriata se ne va. Molto presto però torna da Beverly con il quale nasce una relazione d’amore, la sua prima vera relazione non più costituita dal solo sesso poco appagante. La svolta: Beverly si stacca letteralmente dal fratello (sono ancora gemelli siamesi o no?), prova sentimenti unici e non più condivisi, non ha più voglia di raccontare al fratello ciò che accade: “Non voglio parlarne, voglio tenermi tutto per me”. Ma dalla debolezza, perenne sua caratteristica, si fomenta una dipendenza fisica affettiva: la donna fa uso di droghe e, inevitabilmente, farà cadere nello stesso vortice anche l’amato. 

Tutto perde significato, tutto si distrugge. Forse Cronenberg desidera informarci che il doppio tutto sommato non fa poi così male, perché capace di mantenere un’integrità e una disciplina tale da non perdere i capisaldi della vita. Un pensiero filosofico che in realtà viene subito scoperchiato da Elliot che, disperato dalla condizione del fratello, si sacrifica per lui in un ultimo atto d’amore verso il sé (composto contemporaneamente da Elliot più Beverly). Un suicidio verso la liberazione del più debole che non dovrà più fare i conti con il suo doppio, nella perfetta e chirurgica divisione dei due fratelli siamesi. 

Ora è solo. Ma da solo non può esistere: la logica del doppio non lo permette. Non può esistere l’uno senza l’altro e, per questo motivo, sulle orme di una tragedia shakespeariana, Beverly si accascia in parte al defunto fratello, compiendo egli stesso il suo suicidio. Il film finisce e noi rimaniamo paralizzati perché, probabilmente, sapevamo fin dall’inizio che doveva andare in questa maniera.

Forse paragonare la storia d’amore tra Romeo e Giulietta e i fratelli Mentle è estremo, ma chi siamo noi per giudicare l’amore indissolubile che nasce e si fortifica tra due corpi concepiti nello stesso utero?

Cosa significa doppio in questo caso? Uguale, speculare, unico, gemello. Legame forte che, però, può portare alla rovina in assenza di una solidità mentale. È quella che manca ai due gemelli: Cronenberg ci espone la complicità di due anime speculari che non hanno una propria identità che, proprio in assenza di questa, giungono al declino. Rappresenta la materia di riflessione di tutto l’immaginario filmico del regista che ci propone  per l’ennesima volta il disfacimento delle proprie certezze in assenza di solidità psicologica. Basta pensare a Videodrome, dove il protagonista diventa un tutt’uno con il televisore – per dirla semplice. Rimaniamo sconvolti dal finale, senza provare una nota di serenità: d’altronde la simbiosi più estrema può portare solo alla distruzione.

Scritto da Beatrice Baita