Scritto da Arianna Brestuglia

Pubblicato il 15/06/2020

Il cinema era proprio questo, era suggestione ipnotica, ritualistica, cioè qualche cosa di religioso. Si usciva di casa, si parcheggiava la macchina in qualche posto, poi ci si incolonnava in cortei tutti rituali: il biglietto, la tenda che si apriva, la mascherina, guardare la platea mezza illuminata, riconoscere degli amici. Poi questa luce che si attenua, lo schermo che si accende e comincia la rivelazione. Il messaggio. Un rituale antichissimo, di sempre, insomma, che ha cambiato forma e modi ma era sempre quello: sei lì per ascoltare.»

Federico Fellini

In poche parole, Fellini descrive perfettamente l’esperienza legata al cinema, ma soprattutto alla sala cinematografica. Per quasi tre mesi ci siamo dovuti dimenticare degli affascinanti gesti “rituali” che precedono e seguono la visione di un film in sala. In fondo, cos’è che caratterizza lo spettacolo cinematografico? La condivisione. Il cinema, come molte altre azioni che ci sono state precluse, è socialità, che rende unica la visione di uno spettacolo, paragonabile a nient’altro. La sala non sono solo quattro mura, è un luogo simbolico che raggiungiamo e viviamo secondo regole e gestualità precise, ma, soprattutto, con gli altri. Il brusio prima che le luci si spengano, i commenti alla fine del film non si possono sostituire al guardarlo in televisione o al computer. Come ci insegna Amélie Poulain in una celebre scena de Il favoloso mondo di Amélie, nella quale si gira per vivere con uno sguardo le emozioni suscitate dalla pellicola sui volti degli spettatori, ognuno di noi, spente le luci della sala cinematografica, si immerge insieme ad altri, sconosciuti, nella medesima storia: è qui che condivisione e introspezione si uniscono.

La collettività e il solo individuo, nonostante racchiusi in uno spazio ben definito, prendono parte insieme alla grande orchestra della settima arte. Quelle quattro pareti ci trasportano con maggiore coinvolgimento in una realtà diversa da quella da cui veniamo, abbandonando il mondo per un po’ fuori dalla biglietteria. Quello che accomuna tutte le sale è che quando la luce si spegne, nel più piccolo cinema di periferia o nella più sfarzosa delle sale cinematografiche, il lavoro dell’architetto sparisce, lasciando spazio solo all’atmosfera creata dalla pellicola e alle emozioni che essa provoca sia nel singolo spettatore che in chi lo circonda. 

La realizzazione di un cinema impegna svariati professionisti, architetti, ingegneri ed esperti di acustica, che insieme lavorano per creare un’atmosfera, la vera protagonista, che lascia il posto all’elemento che caratterizza le sale di tutto il mondo: il buio. Solitamente in architettura ciò che si ricerca è l’opposto, la luce, ma il buio del cinema non è un buio da film horror, spaventoso e nemico, ma un buio rassicurante, calmo, in cui sei contemporaneamente solo e in armonia con tutti gli altri, un’oscurità che aspetta solo di essere invasa dalla luce del proiettore.

Il 15 giugno hanno riaperto finalmente i cinema, dopo tanto tempo possiamo tornare a vivere una delle emozioni più definite e uniche della nostra quotidianità. Ricominciamo a scegliere quale film andare a vedere. Ricominciamo ad uscire di casa, a cercare parcheggio, a fare la fila. Strappiamo i biglietti, prendiamo posto. Qualche parola con gli amici prima di iniziare. Si spengono le luci.