La differenza tra due migliori amiche e due fidanzate sembrerebbe essere abbastanza lampante; forse no per la televisione italiana. Molto spesso nel mondo dei cartoni animati la censura è un dato di fatto, una costante: i contenuti sono considerati troppo “pericolosi” o oltraggiosi per dei bambini, pubblico quasi esclusivo di questo prodotto. Da bambina il mio cartone preferito era Sailor Moon, amavo (e amo tutt’ora) le fantastiche super eroine traboccanti di brillantini che a suon di colonne sonore pazzesche sconfiggevano mostri e super cattivi.

Dopo qualche anno la voglia di brillantini e magia delle Sailor tornò e riguardandole scoprii un mondo che mi era stato nascosto. La mia Sailor preferita, Sailor Neptune, non aveva un fidanzato ma una fidanzata, Sailor Uranus. Perché non dichiararlo subito? Nella versione italiana ogni riferimento al loro amore è oscurato dietro a una forte amicizia. La loro intesa, fortissima, potente e necessaria per i loro poteri, la ritengo fondamentale per l’anime: regala forza e passione alle loro azioni. Quando avevo nove anni la scena televisiva italiana non era ancora pronta per una coppia apertamente lesbica, o almeno non lo era per un prodotto considerato esclusivamente per dei bimbi, a maggior ragione quando gli adulti stessi ne rimanevano scandalizzati. I cartoni animati vengono considerati un prodotto prettamente infantile, ma spesso sono stati pensati per un pubblico differente. Riadattandoli, la maggior parte dei comportamenti “scandalosi” sono stati tagliati per creare una versione accettabile. In Giappone, luogo di nascita di Sailor moon, l’opinione su queste tematiche era molto più rilassata e queste storie erano pensate anche per un pubblico adulto, il quale non sarebbe rimasto “scandalizzato” per l’amore tra due donne.

Sailor moon fu una rivoluzione per me: ebbi l’opportunità di identificarmi con una ragazza che nella sua femminilità combatteva; non aspettava che un guerriero uomo la salvasse.  Allo stesso modo, forse potrebbe insegnare oggi a non avere paura del proprio modo di amare, rendendolo normale; come per me, del resto, ha reso normale battermi con addosso, nella testa, un costume tutto colorato.

Scritto da Erica Piatti