Scritto da Michelangelo Morello

Pubblicato il 30/10/2020

This is Halloween, this is Halloween

Halloween! Halloween! Halloween!

The Nightmare Before Christmas (1993)

La diatriba sul periodo più adatto per vedere il celeberrimo The Nightmare Before Christmas (1993) è ancora aperta, ma quando si tratta di Halloween non vi sono dubbi sul fatto che mostri, streghe, fantasmi e vampiri, siano tra i protagonisti dei film che abitano grandi e piccoli schermi.

Il matrimonio fra cinema e vampiro, in particolare, è fra i più felici della storia della settima arte, in quanto il principe della notte è la figura che più volte è stata rappresentata sul grande schermo. Celeberrimi sono gli attori che si sono cimentati nella rappresentazione del personaggio emofilo: indelebile rimarrà la performance di Gary Oldman nel film di F.F. Coppola datato 1992, supportato da una perfetta Winona Ryder nei panni di Mina Murray, così come indimenticabile resta il Dracula di Christopher Lee diretto da Terence Fisher (1958), ruolo che consacrò, definitivamente, la carriera cinematografica dell’attore inglese, il quale è stato spesso chiamato a vestire i panni di feroci antagonisti come Saruman ne Il signore degli anelli o uno degli iconici “cattivi” nella saga di 007; senza contare l’iconico Conte Dracula impersonato da Klaus Kinski nel film diretto da Werner Herzog nel 1979, Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht).

Dracula il vampiro (1958)

Sebbene la figura del vampiro sia stata resa celebre dal romanzo di Bram Stoker Dracula, scritto al tramonto dell’età Vittoriana, periodo che si sovrappone agli anni del movimento letterario e artistico del Romanticismo nel corso del Diciannovesimo secolo, innumerevoli sono state le declinazioni del folkloristico essere mitologico che l’arte cinematografica ha prodotto nel corso del tempo. La prima apparizione sul grande schermo è datata, seguendo le indicazioni di Internet Movie Data Base, 17 febbraio 1922, in Olanda ma si ricorda soprattutto la proiezione presso il giardino zoologico di Berlino, avvenuta qualche settimana più tardi. Il film in questione è Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens), diretto dal tedesco Friedrich Wilhelm Murnau, iconico regista riconosciuto come uno dei massimi esponenti dell’Espressionismo cinematografico. Murnau realizzò un film liberamente ispirato all’opera letteraria di Stoker ma, non possedendo i diritti per una trasposizione cinematografica, nonostante l’accortezza nel modificare i nomi dei personaggi e dei luoghi indicati nel romanzo, nonché il titolo dell’opera stessa, andò incontro alla censura perdendo le cause giudiziarie contro la vedova Stoker. La sentenza comportò la distruzione di tutte le copie del film (se ne salvarono, clandestinamente, alcune bobine) nonostante il successo di pubblico testimoniato dalle numerose proiezioni in Europa e dal plauso dell’industria cinematografica americana che invitò il regista a lavorare presso gli Studios hollywoodiani.

Locandina dedicata al Nosferatu del 1922 realizzata da Filippo Zambelli per la raccolta fondi #riaccendiamoildante

Il film realizzato da Murnau rappresenta una pietra miliare del cinema espressionista tedesco, corrente sviluppatasi soprattutto nel secondo decennio del XX secolo, declinazione cinematografica della corrente pittorica nata agli albori del Novecento raccolta intorno ai gruppi del Die Brucke e del Der Blaue Reiter. Nei film nati dagli sforzi degli autori che accettano i canoni e gli stilemi espressionisti, l’immagine è posta in primo piano: l’effetto scenografico ed ogni elemento della mise-en-scène sono curati e interpretati secondo le atmosfere che la singola scena vuole esprimere, lo stesso corpo dell’attore diviene un elemento visivo che gioca un ruolo fondamentale nella creazione dell’immagine. È per questa ragione che film horror o thriller, con trame che favoriscono elementi fantastici e disturbanti, ambientati nel passato in luoghi esotici o di fantasia, con personaggi affetti da disturbi della mente, mostruosi e frutto dell’immaginazione degli sceneggiatori, sono fra quelli maggiormente realizzati nel suddetto periodo. Nosferatu il vampiro si cala perfettamente nei panni del film espressionista dato che presenta degli “effetti speciali” rudimentali e analogici del tutto inediti per l’epoca: Murnau gioca con il fotogramma, utilizza il negativo della pellicola, sfrutta il montaggio per condurre lo spettatore verso una sensazione di completo straniamento e terrore e, in particolare, si preoccupa di “coprire la luce” realizzando un gioco di ombre che ha del paradossale se si pensa che il cinema è l’arte della luce. Non è un caso se la scena rimasta iconica nell’immaginario collettivo del film sia proprio quella dell’ombra enorme e grottesca della malefica figura proiettata sulla parete mentre sale le scale dirigendosi negli appartamenti della fanciulla indifesa: un’ombra che cammina, riprendendo un verso del monologo di Macbeth che, in questo contesto, calza a pennello: “life’s but a walking shadow”. La caducità della vita, a cui il monologo del personaggio shakespeariano si riferisce, nel vampiro trova un corrispettivo paradossale in quanto egli, pressoché immortale, per sopravvivere è costretto a cibarsi del liquido proprio dei mortali: “il sangue è la vita”, come viene più volte dichiarato a gran voce nelle pagine del romanzo di Stoker datato 1897, condanna a vivere nelle ore delle tenebre, quando il sole è ormai tramontato e la luce abbagliante dei suoi raggi si ritira oltre l’orizzonte.

Nosferatu il vampiro (1922)

Il Conte Orlok (Dracula, per l’appunto, interpretato da Max Schreck) si trasferisce presso la cittadina di Wisborg seminando la peste fra i cittadini. Solo il sacrificio di una vergine pura di cuore che “faccia dimenticare al vampiro il primo canto del gallo, dandogli il proprio sangue di sua spontanea volontà” potrà sconfiggere la piaga scatenata dalla figura malefica. Sebbene il film del 1922 non presenti dei dichiarati ed evidenti tratti erotici, la figura del vampiro, nel corso della letteratura e della storia del cinema, è spesso stata associata ad un sentimento morboso, un eccesso di pulsioni romantiche e passionali: ne è esempio il romantico Conte Dracula rappresentato da Coppola, che seduce la reincarnazione del suo amore morto suicida, dopo aver attraversato gli “oceani del tempo” per ritrovarlo; come si può citare il recente vampiro interpretato da Johnny Depp in Dark Shadows (2012) di Tim Burton, tormentato da un amore sottrattogli dalla provocante strega-amante impersonata da Eva Green; per non citare il caso letterario e cinematografico The Twilight Saga. Lo stesso Stoker, fra le pagine dei diari dei vari protagonisti che compongono l’opera letteraria, nasconde sottotesto una nota d’amore irrazionale, morboso, istintivo, animalesco fra il vampiro e le sue vittime. L’immaginario comune nasce dall’azione che contraddistingue specificamente il non-morto, ovvero l’atto che è costretto a compiere per sopravvivere: succhiare il sangue dei viventi mordendo la carne della vittima; ne nasce un contatto suadente e irrefrenabile declinato, spesso e volentieri, in una frenesia non saziabile. Il cinema, l’arte che maggiormente riguarda l’immagine-visione, per sua natura ha canonizzato la figura dell’affascinante famelico assassino che si avvicina al collo della giovane ragazza come un amante focoso. 

Dracula di Bram Stoker (1992)

Per un Halloween all’insegna del terrore, con un tocco di sana passione romantica, il principe della notte resta uno dei protagonisti indiscussi, rappresentato ancora e ancora in ogni epoca.