Pubblicato il 09/08/2021

Scritto da Michelangelo Morello

Capacità esclusiva degli artisti è saper penetrare la realtà delle cose imponendo, nelle loro opere, la propria visione del mondo e Ben Rivers, artista completo, è capace di svelare e raccontare l’universo: ricostruendo il passato, capendo e mostrando il presente e anticipando il futuro. Slow action e Look then Below costituiscono la sua bibbia apocrifa che, con spirito poetico e distaccato dalle cose del mondo moderno, racconta di un eden astorico, del passato preistorico, del comportamento dell’uomo industriale e delle conseguenze inevitabili alle sue azioni: un’apocalisse certa e catastrofica, ma allo stesso tempo utile per ripartire, lontano dalle corruzioni della società. 

In Look then Below (2019), sfruttando il soprannaturale, cioè l’artificio cinematografico e tecnologico, i segreti invisibili del cosmo vengono svelati: toni brillanti e fosforescenti di rosso, di blu e di giallo colorano il centro della Terra, regno di un demiurgo donna invisibile ma che espone la sua parola ultraterrena capace di animare un Adamo ed una Eva ancora informi e incorporei. La Lilith padrona della natura, cattiva e vendicativa, lascia spazio a una voce femminile eterea capace del perdono e che condivide l’amore e la pietas proprie del dio cattolico descritto nel Nuovo Testamento. Accompagnati dal demiurgo, evidentemente fiero della sua opera, indugiamo con lo sguardo su un sottosuolo pietroso, in cui la vita sembra aver già fatto il suo corso, fallendo, ma che misericordiosamente rinasce. Un destino certamente catastrofico, che non lascia spazio ad una possibile redenzione lungo il cammino che prosegue senza sosta verso un’apocalisse inevitabile, ma che nasconde anche un profondo senso di speranza e fiducia nei mezzi dell’uomo, meritevole di una seconda possibilità. 

Look then Below (2019)

Come si è giunti all’apocalisse e cosa aspettarci dal futuro lo rivela Slow action (2011), un viaggio nella storia del mondo che intercetta le vicende dell’uomo, unico animale rivoltoso alle leggi di natura, peccatore di ubris nei confronti del suo affezionato creatore che, come un padre – o una madre – amorevole e comprensivo non abbandona il figlio e non condanna l’errore. Quattro isole, cioè le quattro fasi della storia dell’uomo sulla Terra, in cui un voice over, come nel primo film, accompagna alla visione degli ambienti: un viaggio immersivo in microcosmi dai tratti naturalistici alterati, non controllabili dall’uomo che non può essere dominatore. Resta invece dominato, incapace di normativizzare il naturale attraverso l’imposizione di una morale frutto di un percorso culturale che, questa volta, rimane assente. L’uomo si iscrive finalmente alle leggi di natura e dimostra la consapevolezza di essere parte di un tutto non controllabile coprendo il proprio volto con maschere rudimentali, annullando, in questo modo, la propria individualità, vera arma suicida utile per illudersi di sostituirsi al demiurgo.  Ben Rivers dispiega la sua personale visione del mondo, annunciando la fine della storia, costruita e costituita dall’uomo sociale e industriale, ma promettendo il prosieguo della sua vita in un paradiso terrestre allo stato di natura. 

Slow action (2011)