Com’è felice il destino dell’incolpevole vestale!

Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata.

Infinita letizia della mente candida!

Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio.

La poesia dell’inglese Alexander Pope mette in chiaro fin da subito il significato del titolo del film diretto da Michel Gondry e scritto da Charlie Kaufman, tradotto malamente in italiano con Se mi lasci ti cancello. Quanto sarebbe bello poter dimenticare, rimuovere dalla mente un ricordo doloroso che non fa altro che annichilirci nel presente, estirpare un dolore che ci accompagna quotidianamente e di cui non riusciamo a liberarci? Quando il passato incide troppo sul nostro presente i ricordi tendono a manifestarsi in maniera nitida, come un sogno lucido, come se il tempo non fosse passato mai. “Beati gli smemorati, perché avranno la meglio anche sui loro errori” dice con un sorriso malinconico Mary, l’infermiera interpretata da Kirsten Dunst, citando Nietzsche e puntando ancora una volta tutta l’attenzione sulla pesantezza del ricordo. 

Joel (Jim Carrey) si sveglia in stato semi confusionale nella sua camera da letto, decidendo all’improvviso di non andare al lavoro e di lanciarsi su un treno diretto alla spiaggia di Montauk, New York. Armato del suo fedele block notes, e tanti pensieri da mettere in ordine, si affaccia finalmente sul mare, quasi come se fosse una necessità essere lì in quel preciso momento. In lontananza, tra la nebbia, vediamo apparire una minuscola figura con i capelli colorati, Clementine (Kate Winslet). Quello che all’apparenza può sembrare il classico inizio di una storia d’amore, si trasforma presto in qualcosa di molto diverso. Dopo i primi venti minuti di romanticismo, conoscenza reciproca e passeggiate notturne sul ghiaccio, l’atmosfera cambia drasticamente. Vediamo Joel in lacrime, con la testa appoggiata sul volante della macchina, gli occhi tristi. Qualcosa è andato storto, forse i caratteri molto diversi e incompatibili all’apparenza, forse l’egoismo. Ma allora perché quando va a scusarsi, Clementine lo tratta come se non lo conoscesse? È forse questo il dettaglio che rende un film all’apparenza semplicissimo, così profondo e complesso? Joel scopre infatti che lei non finge di non conoscerlo, ma che il ricordo di lui le è stato completamente eliminato dalla sua mente. Esiste infatti una particolare clinica, la Lacuna Inc., in cui i medici eseguono operazioni di cancellazione di memoria utilizzando particolari devices. Basta soltanto che il paziente porti con sé oggetti legati alla persona di cui desidera eliminare il ricordo e dopo una breve seduta psicologica il processo può cominciare. Joel decide di sottoporsi a sua volta all’intervento ed è proprio grazie a lui che riusciamo a ricostruire tutto quello che è accaduto con Clementine. Con la sua natura impulsiva, gli estremi cambiamenti d’umore, la dipendenza dall’alcol, le relazioni instabili che sfociano in atteggiamenti di violenza fisica e verbale, il comportamento spericolato e i commenti avvilenti su Joel, secondo molti critici e psicologi, Clementine sembra mostrare i tratti del disturbo borderline di personalità, anche se nel film non viene fatta una diagnosi specifica. Immergendosi sempre più a fondo nei propri ricordi Joel inizia però a realizzare ciò che Clementine, con il suo carattere forte e bizzarro, ha portato di buono nella sua vita, decisamente troppo monotona. Tutto ciò che di bello lei è stato comincia piano piano a tornare alla mente di Joel, che più volte, come in un sogno limpido e lucido, cercherà di svegliarsi e di annullare il procedimento, senza riuscirci. Gli tornano in mente le lunghe chiacchiere sul divano mangiando cibo cinese, le discussioni sotto le coperte (scena che, tra l’altro, verrà ripresa in Mr. Nobody di Jaco Van Dormael del 2009), le nottate a parlare sdraiati su un lago ghiacciato. In poco tempo i tratti negativi passano in secondo piano, lasciando spazio alla malinconia e alla nostalgia di tutto quello che di bello è successo. La promessa che si fanno, poco prima che tutto scompaia e lui si risvegli, è di rivedersi sulla spiaggia. Quando Joel apre gli occhi, confuso e frastornato, torniamo all’inizio del film, rivivendo il loro (secondo) incontro con occhi completamente diversi. Che siano destinati ad essere, che sia il fato o solo una coincidenza, non è importante. Nonostante siano entrambi consapevoli di essersi cancellati a vicenda e di tutto quello che di negativo potrebbe accadere decidono implicitamente di non mettersi nuovamente in dubbio: “Siamo qui Joel… e tra poco sarà finito. Che facciamo?” “Divertiamoci.”.

L’intera pellicola è caratterizzata da un passaggio perpetuo da un mondo ad un altro, dalla memoria, al presente, a ciò che sarebbe potuto essere e che non sarà. I viaggi nella mente di Joel sono raccontati con la camera tremolante, in un continuo contrasto di luci e ombre. È una perenne rottura di ogni tipo di parete, dentro e fuori la testa del protagonista. Vediamo spesso lunghi corridoi, i cui neon si spengono uno dopo l’altro mano a mano che i ricordi vengono trovati e cancellati. Il primo e l’ultimo dialogo dei due amanti, l’uno di fronte all’altro, ci mostra per l’ultima volta lo spazio che li divide che di lì a poco verrà istantaneamente annullato. 

Scritto da Ludovica Lancini