«È sempre un gran piacere provare paura quando non si corrono rischi»

scrive Virginia Woolf e i due cortometraggi del progetto PAURA curato da CAM Sugar Achieve non ne corrono neanche uno!

Rappresentano esattamente tutto ciò che vi aspettereste da un horror compattato in 20 minuti, una visione estremamente godibile dunque? Sì, ma non per la loro prevedibilità, perché i copioni di serie B riproposti con uno squallido manierismo, l’esecuzione della vittima come un perverso atto d’amore, i melancolici crescendo orchestrali, i sintetizzatori minacciosi e i guizzi softcore creano una nuance peculiare: giocosa e intrigante. Rappresentano un’esperienza visiva meno critica più ludica ma comunque pervasa da uno stile incisivo, il dessert perfetto da gustare avidamente in quel rituale catartico che rappresenta la visione di un film horror. Presentato l’anno scorso PAURA: A Collection of Italian Horror Sounds è stato introdotto attraverso due affascinanti cortometraggi diretti dal musicista e sound designer Tommaso Ottomano, noto soprattutto per le sue regie di pubblicità di importanti case di moda come Prada, Missoni, Moncler, nonché per la regia di videoclip per artisti come: Måneskin, Jovanotti, Chiello e Lucio Corsi. La raccolta musicale, un impareggiabile menù redatto con un unico discrimine: l’ipnosi, accompagna l’ascoltatore in un viaggio nelle musiche edite e non di Ennio Morricone, Stelvio Cipriani e Bruno Nicolai. Sullo sfondo un esercizio di stile che evoca e rivisita gli eccessi sgargianti del giallo italiano e la carica espressionista dei thriller anni 70’, violenti e sensuali. 

Paura- La vergine nella fontana, il primo dei due cortometraggi, racconta l’omicidio di una giovane coppia russa che decide di appartarsi, di notte, in una villa abbandonata nei pressi di Milano. Dopo una serie di comici e incalzanti frames che terminano nel culmine dell’esperienza estatica della ragazza tra fontane che guizzano, dettagli barocchi e statue decadenti, ci troviamo ad osservare una tediosa interpretazione di una strega a caccia di cadaveri di cui nutrirsi.

Paura- La notte di Evelyn, il secondo dei due cortometraggi, è invece uno slasher movie che sulle orme del primo slasher in assoluto: Reazione a catena (1971) di Mario Bave, ci propone l’inseguimento di una ragazza tra le strade di Milano. L’assassino è il serial killer del cinema dei fratelli Argento: i suoi distintivi guanti neri che ritroviamo in Profondo Rosso e L’uccello dalle piume di cristallo (1970) sono in primo piano nell’esecuzione, l’esecuzione stessa è la sublimazione del rapporto sessuale motivo che verrà esplicitato nel monologo delirante di Ottaviano Blitch.

In entrambi i corti le scelte nella colorimetria, gli eleganti costumi evocativi e un ritmo così febbrile sembrano quasi lasciare alla macchina da presa l’atto più efferato di tutti: riprendere gli omicidi in una maniera così banale che potrebbero sembrare dei semplici videoclip, ma lo stile in technicolor finisce comunque per cesellare perfettamente le scene d’impatto. Dall’attesa che l’evento si manifesti al contatto diretto e conclusivo con lo stesso, accompagnati niente che di meno dalle musiche dei più grandi compositori italiani, percepiamo la tensione aggravarsi e finalmente sciogliersi nel panico totale di un viso cadaverico o nel nell’euforica eccitazione di un serial killer. Del resto, la paura è una sensazione non così distante dal piacere, dal momento che sono accomunate da simili meccanismi e sensazioni stranianti. Qui puoi gustarle entrambe a tuo piacimento in maniera critica, disimpegnata o voyeuristica diventando complice del crimine.

Scritto da Diletta Coluccia