Scritto da Redazione

Pubblicato il 25/09/2020

David Cronenberg è un regista tra i più noti per quanto riguarda un certo cinema di genere che meglio di altri riesci a farsi metafora o esempio estetico di determinati periodi storici. Tra tutti, il film del regista che meglio rappresenta queste caratteristiche è la distopia massmediatica di Videodrome.

Ma quanto interessa della filmografia di Cronenberg è uno dei primissimi film: Shivers, del 1975, per dare conto di una coincidenza.

In questo lavoro pressoché d’esordio sono contenuti i temi che si troveranno nei film successivi, tra tutti quello del corpo; un corpo malato, infetto; esposto, sia nella sua funzione sessuale, sia per come è colpito, scorticato, lesionato: difettato, da quanto la mente del regista ha previsto per esso.

Shivers racconta i fatti che avvengono in un palazzo in pochissime ore. Il palazzo è presentato, attraverso una finta reclame immobiliare nei titoli di testa, come un sogno per l’alta borghesia canadese in cerca di un palazzo autosufficiente, con medico, alimentari, etc., un poco lontano dalla città, e la prospettiva di potervi insediare, per le giovani coppie, il proprio nido d’amore.

Subito, alla seconda scena, un omicidio alquanto sui generis spiega come non tutto andrà bene in quel palazzo, anzi, proprio nulla. Un medico, con studio nel ricco e moquettato grattacielo, sta compiendo esperimenti per trasformare il genere umano attraverso ospiti, cioè parassiti, che dall’interno dell’organismo umano dovrebbero riportare l’umanità a un tempo di felice e ancestrale condizione animale, dopo anni di perverso affinamento del pensiero e di astrazione, per dirla con Leopardi.

Senza aggiungere altro, dimenticando i personaggi alquanto stereotipati ma perfetti come pedine nella scacchiera del film in cui si sviluppa il facile intreccio narrativo, l’attenzione è da porre in particolare su una coincidenza tra questo e un film per certi aspetti lontanissimo e di un regista che difficilmente – ma forse a torto – viene accostato a Cronenberg.

In una scena del film – film che è stato girato in una quindicina di giorni, con un regista alla quasi senza esperienza e che per suo dire imparò il mestiere giorno per giorno proprio sul set di Shivers, e nonostante questo il film sul piano della regia ha un buonissimo ritmo e può essere utilizzato quale compendio per l’uso della soggettiva nel cinema horror e non -, quando ormai il punto di non ritorno è stato superato e i mostruosi parassiti palpitanti e sanguinolenti, nonché corrosivi al tatto, hanno reso gran parte dei condomini totalmente disinibiti nella sfera sessuale e senza alcun controllo sui loro istinti (orge, e quant’altro sono in ogni appartamento e piano); troviamo il medico-eroe che scende di corsa le scale del palazzo. Nella corsa, ad un certo punto, si deve fermare perché da una delle porte tagliafuoco che danno alla tromba compaiono due donne, a gattoni, nude e per giunta con collare e guinzaglio. Come sarà poi nel già citato Videodrome, Cronenberg esibisce le pratiche sessuali tipiche del BDSM. Una scena di pochi secondi e quasi insignificante rispetto a tutte le altre scene piuttosto marcatamente oscene nella loro esibizione di corpo e sesso. Se non fosse che questa immagine, per chiunque sia un po’ avvezzo al cinema di Pasolini, richiama immediatamente a Salò o le 120 giornate di Sodoma. E si potrebbe facilmente pensare la scena come un omaggio al collega, ma così non può essere. Infatti, se i parassiti che covano dentro i corpi ed aggrediscono sul volto i malcapitati sono quasi anticipatori di Alien, questa scena è precedente all’uscita del film di Pasolini che esordirà, con il poeta oramai defunto, nel novembre del 1975. Cioè oltre mese dopo l’uscita di Shivers che avviene tra settembre e ottobre. Tra le due scene le coincidenze non sono poche. In entrambi i corpi nudi, appaiati, come una muta di cani, tenuti al guinzaglio e ridotti perciò a bestie. Se si aggiunge che il periodo di ripresa è pressoché il medesimo per entrambi, se si aggiunge che entrambe le scene si svolgono – o almeno quella di PPP ha lì il suo inizio – su delle scale, la coincidenza appare alquanto particolare. 

L’aspetto però utile di questo inaspettato incontro in Shivers, è il fatto di poter ragionare come l’affinità tra i due registi sia molto più marcata di una scena simile in due film. Infatti, in entrambi il corpo ha un ruolo assolutamente centrale nelle loro poetiche; e ancor di più il corpo è usato da Pasolini come significante per esprimere quanto pensa e vuole dire a riguardo dell’uomo del suo tempo. Con un’altra estetica, ma con il medesimo significante, il corpo esposto sia in quanto carne, pelle, viscere e sangue, sia per la sua funzione sessuale, è quanto fa lo stesso Cronenberg. In Pasolini, per limitare il discorso ad un unico esempio – altrimenti sarebbe da dedicarci un volume monografico almeno -, il regime fascista repubblichino e sadico, nel suo dominare il corpo e la ricerca senza freni del piacere sessuale, vuole porre l’altolà su di una deriva della società contemporanea al regista e di come le forme di potere in essere nel suo tempo avessero preso possesso del corpo, corrompendolo assieme a quanto di più autenticamente e pienamente gli è proprio, il sesso.

In Cronenberg, restando anche qui alla superficie del discorso, il corpo che spesso è malato, malformato o mostrificato non è tanto la causa della malattia ma ne è la vittima. Ovvero, il male si inscrive sulla pelle e lì si mostra nella sua paurosa e orripilante presenza. Come detto in capo, questo è un modo per dire in metafora quanto avviene nel tempo degli spettatori del film. Nei film di Cronenberg è come se un male della società venisse somatizzato. E così si può leggere lo stesso Shivers, facendolo incontrare di nuovo con il suo coetaneo Salò, che è una possibile fotografia (una denuncia?) di una società  totalmente sessualizzata e con un rapporto perverso con il sesso. Una sessualizzazione che dalle classi agiate, gli abitanti del palazzo, si estende inarrestabile all’intera città e alla diverse classi sociali come nel finale del film in cui si dà cronaca del dilagare degli attacchi degli infettati dai parassiti.

Sarebbe perciò da approfondire e meglio analizzare questa comune e stilisticamente differente presenza del corpo e della sessualità in due registi quali Pasolini e Cronenberg. Certo evidenziandone anche le differenze, non solo quelle lampanti ma anche le più sottili nel loro uso ed esposizione di corpi e sesso e del discorso che su questi fanno nelle loro opere. A memoria, interrogato su questo binomio, uno dei principali studiosi di Pasolini non ricorda alcuno studio in merito. Allo stesso modo è la prima volta, e lo nota con un certo fascino da studioso della materia, che viene evidenziata la forte somiglianza tra la scena di Shivers e quella di Salò girate nello stesso anno e senza che i due registi potessero saperlo – ultimo appunto sui tratti in comune, in entrambi i film sono presenti anche attori non professionisti.

Sarebbe perciò un interessante argomento di studio che questo articolo vuole giusto proporre senza dare per scontato alcun esito.