Scritto da Emma Scalera

Pubblicato il 04/08/2020

“Io penso che, quando fra cento, duecento anni, vorranno capire com’eravamo, è proprio grazie alla musica da film, che lo scopriranno” 

-Ennio Morricone 

Poche settimane fa, il 6 luglio 2020, a Roma si è spento, alla veneranda età di novantuno anni, il grande maestro Ennio Morricone, eccellenza italiana nel mondo cinematografico internazionale, compositore di indimenticabili colonne sonore come quelle scritte per i film di Sergio Leone, “Per un pugno di dollari” (1964), “Il buono, il brutto e il cattivo” (1966), “C’era una volta in America” (1968), poi anche per “Mission” (1986) di Roland Joffé, per “Gli intoccabili” (1987) di Brian De Palma; poi con “Nuovo Cinema Paradiso” (1988) di Giuseppe Tornatore, con lui strinse un legame lavorativo e di amicizia che vide i due artisti lavorare insieme anche per i film successivi come “L’uomo delle stelle” (1995), “La leggenda del pianista sull’oceano” (1998), “Malèna” (2000) ,“Baarìa” (2009), fino agli ultimi più recenti,  “La migliore offerta” (2013) e “La corrispondenza” (2016). 

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Questo sodalizio è stato omaggiato dal regista già nel 2018, pubblicando un libro “Ennio The Maestro”, che ora verrà trasformato dallo stesso Tornatore in un documentario che raccoglierà le testimonianze di coloro che hanno avuto il privilegio di lavorare con il maestro: Quentin Tarantino, Clint Eastwood e tanti altri. Il documentario dovrebbe uscire entro la fine del 2020, ma forse a causa dei ritardi dovuti alla pandemia potrebbe essere rimandato al 2021.

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Ennio Morricone nacque il 10 novembre 1928 a Roma. Frequentò il conservatorio di Santa Cecilia dove si diplomò in tromba, composizione e strumentazione per banda. Conseguì studi anche in direzione di coro e musica corale. Autore di concerti e sonate, di musiche da scena e per radioprogrammi, firmò la sua prima colonna sonora nel 1961 per il film “Il federale” di Luciano Salce

La fase più innovativa fu quella legata ai film di Sergio Leone. Questi due geni italiani si conoscevano fin dall’infanzia, erano stati infatti compagni di classe alle elementari e poi lavorarono assieme con la complicità di due fratelli. Per il regista romano il maestro compose musiche memorabili date dall’accostamento inusuale di strumenti e voce umana. 

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Morricone lavorò in seguito con grandi autori come Pier Paolo Pasolini per “Uccellacci e uccellini” (1966), Gillo Pontecorvo per “La battaglia di Algeri” (1966) e Bernardo Bertolucci per “La tragedia di un uomo ridicolo” (1981). Presente in grandi produzioni internazionali come nel già citato “Mission”, “Gli intoccabili”, “Frantic” di Roman Polanski, per poi arrivare a comporre nel 2015 le musiche per “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino, con il quale Morricone vinse il suo secondo Oscar.

Nel 2007 Morricone aveva ricevuto il premio Oscar onorario alla carriera “per i suoi contributi magnifici all’arte della musica da film“.

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Morricone è stato una vera stella del cinema; nella sua vita vinse, oltre ai due Oscar, tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, sei BAFTA, dieci David di Donatello, undici Nastri d’argento, due European Film Awards, un Leone d’Oro alla carriera e un Polar Music Prize. Ha venduto inoltre più di 70 milioni di dischi.

Il musicista cinematografico americano Herbert Stothart aveva scritto nel 1935: “Spero e credo che il cinema un giorno ci rivelerà un nuovo Beethoven o un Gounod”; penso che con Ennio Morricone la sua speranza si sia veramente avverata. 

Ma in che cosa consisteva il lavoro di Ennio Morricone, ovvero di un compositore di colonne sonore? 

Semplice, comporre un commento musicale che, salvo in casi eccezionali, è sempre presente in ogni film e che è appositamente scritto per quella produzione e che contribuisce a creare talune suggestioni e a definire l’atmosfera delle scene e delle sequenze. 

Tuttavia, non sempre il pubblico avverte la grandissima importanza che la musica riveste nel cinema. Lo spettatore medio se ne accorge appena poiché al di fuori delle scene danzate o cantate tutta la sua attenzione uditiva si rivolge ai dialoghi e ai rumori. Per la maggior parte degli uomini la vista ha maggior importanza dell’udito, ma se lo stesso spettatore guardasse lo stesso film con o senza musica, potrebbe rendersi conto di come sia importante la partitura che non di rado ha assicurato il successo di un film. Basti pensare alla scena iniziale di “The Shining” (1980) di Stanley Kubrick, se non fosse stata accompagnata da una musica angosciante e cupa ma da una composizione allegra e gioiosa non si avrebbe mai avuto la stessa sensazione; se con la musica del film si percepisce fin dal principio che si sarebbe andati incontro a qualcosa di spaventoso, con una musica allegra si sarebbe rimasti rilassati. 

Come dichiara lo studioso Vincent LoBrutto “anche se il film è percepito come un medium visivo, il 50% dell’esperienza cinematografica è uditiva”, e grazie ai capolavori musicali del maestro Ennio Morricone possiamo godere le esperienze migliori.

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