La scorso ottobre abbiamo avuto la fortuna di vedere Past Lives di Celine Song in anteprima nazionale durante la 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, dove è stato presentato nella sezione “best of 2023”. Non senza alte aspettative, dal momento che il film aveva già raccolto un bel po’ di consensi lungo la strada, sin dalla partecipazione, a inizio anno, al Sundance Film Festival e alla prestigiosa Berlinale. Si aggiunga la produzione targata A24, che è quasi sempre una garanzia, la curiosità che porta con sé un esordio alla regia e l’ispirazione autobiografica del racconto: gli elementi per ben sperare c’erano tutti e, a pensarci, accomunano il film a un altro fenomeno cinematografico del 2023, Aftersun di Charlotte Wells (ne avevamo parlato qui). Le aspettative, del resto, non sono state disattese. 

Di vite passate, ma anche presenti

Past Lives è un racconto intimo e dal sapore dolce amaro, che mette in scena la vita e le scelte che le danno forma, i pensieri che la abitano, la nostalgia nei confronti di quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato – ma anche la consapevolezza confortante rispetto a quello che invece c’è nel qui e ora. Con passo misurato e gentile, senza l’affanno di voler dire troppo e troppo in fretta, Celine Song riesce a instaurare un dialogo continuo con lo spettatore, confezionando un racconto che non si esaurisce con i titoli di coda. Si insinua sotto la pelle, facendosi spazio tra quelle fessure dove spesso albergano i ricordi, le domande senza risposta, i sogni abbandonati nel cassetto. 

La regista, proveniente dalla tradizione teatrale e alla sua prima prova nel cinema, trae spunto dall’esperienza autobiografica per mostrarci la storia di Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo). I due ci vengono presentati come compagni di scuola e amici inseparabili, fin quando Nora non si trova costretta a lasciare Seul, e con essa Hae Sung, per trasferirsi in Canada con la famiglia. Un primo riavvicinamento avviene dodici anni dopo, grazie a un incontro fortuito sui social media seguito da lunghe chiacchierate su Skype, che tuttavia si interromperanno presto. Nora incontrerà Arthur (John Magaro), scrittore come lei, che sposerà, e Hae Sung si fidanzerà con una ragazza coreana. Nel tempo presente, dopo altri dodici anni, Hae Sung decide di andare in vacanza a New York, dove Nora vive con il marito, e per i due si crea l’occasione di rivedersi dopo più di vent’anni dall’ultima volta. 

Tra strade percorse e destini irrealizzati

E’ su questa finestra temporale che si concentra la regista, nonostante non manchino i flashback necessari a introdurre tutti e tre i personaggi. Nora e Hae Sung, ormai adulti, re incontrandosi e ritrovandosi, riscoprono subito quella sintonia, preziosa, che li legava da bambini e che anni dopo avevano riconosciuto anche attraverso lo schermo di un computer. Un’intesa rara, quasi inspiegabile, che sembra trascendere il tempo e lo spazio. Una connessione resa ancor più forte dalla condivisione delle stesse radici culturali: Hae Sung rappresenta per Nora quella casa lasciata alle spalle vent’anni prima, Nora è per Hae Sung casa in una città lontana e che non conosce. Nascono pertanto le domande, non sempre esplicite, ma senz’altro suggerite per tutto il tempo, su come sarebbe andata se Nora non fosse partita, o se Hae Sung l’avesse a un certo punto raggiunta; se i loro destini, anziché rincorrersi e sfiorarsi da lontano, si fossero finalmente incrociati. Viene citato spesso, infatti, il concetto di In-yun, che in coreano rimanda alla nozione di destino, quello che lega due persone e le porta a connettersi durante il corso della vita, e anche di quelle passate.

La vita, si sa, è somma di casualità e scelte, dove una strada intrapresa ne esclude inevitabilmente un’altra. Ciò che è, tuttavia, non è meno desiderabile – non sempre almeno – di ciò che non è. Nel presente di Nora, da sette anni, esiste Arthur, che è forse il personaggio che più colpisce del film. Non avrebbe sorpreso ritrovarsi davanti a un marito geloso e lagnone: il classico maschio bianco privilegiato che impedisce a due anime predestinate di ricongiungersi. All’opposto, c’è comprensione e c’è conforto, in Arthur, che conosce bene il valore dell’amore che lo lega a Nora – magari imperfetto, non sempre romantico, tuttavia reale, concreto, vissuto. 

La malinconia gentile di Celine Song  

Ciononostante, Past Lives è un film intriso di malinconia – complice anche la bellissima colonna sonora ideata da Christopher Bear e Daniel Rossen dei Grizzly Bear. Non è una malinconia esasperata, né strumentalizzata per cercare nel pubblico la lacrima facile. Eppure è lì, presente, percepibile, sospesa tra i ripidi saliscendi di Seul e il suggestivo skyline  di New York, dove Nora e Hae Sung trascorrono il pomeriggio a parlare, ricordandoci talvolta le lunghe camminate della Before Trilogy di Linklater. Quella malinconia, nostalgica, la si coglie dagli sguardi dei due protagonisti, persi a immaginare come sarebbero state le loro due vite insieme. E ce n’è tantissima, quando Celine Song ci mostra il loro addio silenzioso: nemmeno una parola, eppure una carica emotiva fortissima, un torrente invisibile strabordante di cose non dette, lasciate sospese nella pericolosa dimensione dei what if…? La forza del film, di fatto, risiede anche in quanto viene lasciato all’immaginazione dello spettatore, che è spesso interrogato non solo su ciò che sta guardando, ma anche sul proprio vissuto. Quante volte ci siamo ritrovati a immaginare un epilogo diverso per questa o quella situazione: se (non) avessimo fatto quella telefonata, intrapreso quel viaggio, accettato quel posto di lavoro. Ma c’è anche una sorta di equilibrio confortante in Past Lives, che rende la storia malinconica, sì, ma non dolorosa; intensa, ma non pesante. Nora sa che avrebbe amato Hae Sung, se avesse abbracciato un’altra vita, come sa di amare Arthur in questa vita – che è effettivamente quella che, per volere o per caso, ha scelto. Come c’è misura nel ritmo della narrazione, e armonia nella costruzione dell’inquadratura che è spesso simmetrica e statica, ma densa di carica emotiva. 

Past Lives è un bel viaggio, di quelli che si passano seduti comodi, guardando fuori dal finestrino, assorti nei propri pensieri. Vi aspetta al cinema dal 14 febbraio, distribuito da Lucky Red.  

Scritto da Ambra Farinelli