Il mondo intero è palcoscenico,

e tutti gli uomini e le donne sono semplicemente attori.

Hanno le loro uscite di scena e le loro entrate in scena;

Ed  un uomo durante la sua esistenza recita molte parti

Shakespeare, “Come vi piace”, atto II, scena VII

Nove candidature agli Oscar 2015, quattro vinti, parliamo di Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza), film del 2014 diretto da Iñárrittu, regista messicano che l’anno successivo vincerà un altro Oscar con Revenant.

Birdman è un film che si traveste da teatro per prendersi gioco dell’industria hollywoodiana. 

Il film parla, infatti, di un attore, Riggan Thomson (Michael Keaton), che è rimasto intrappolato nel ruolo del supereroe che lo aveva reso famoso, Birdman appunto, e che vorrebbe dimostrare al pubblico di essere molto di più di quel personaggio. Per farlo decide di investire i suoi ultimi risparmi nella messa in scena di Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore di Raymond Carver. La scelta stessa di Keaton, che nel 1989 ha interpretato Batman nel film di Tim Burton, non è casuale, anzi è un’ulteriore elemento ironico nel film.

Thomson è completamente perso nel suo personaggio, Birdman gli parla dando voce ai suoi sentimenti più rabbiosi e non è capace di distinguere la realtà dall’immaginario del film. Neanche a noi spettatori è concesso capire cosa sia vero e cosa non lo sia, vediamo Thomson volare e spostare oggetti con il pensiero e il dubbio che sia reale quello che abbiamo visto rimane sempre. Il tutto viene condito con non poco sarcasmo, non a caso il film si apre con il protagonista che medita fluttuando, quasi a voler sottolineare che i film possono portarci a credere, in quelle due ore che dedichiamo loro, a tutto quello che vogliono.

Il teatro è poi popolato da una serie di personaggi volti ad aumentare ancora di più la sensazione di assurdo. Tra tutti ne emergono due: la figlia di Thomson, Sam, e un attore estremamente talentuoso, Mike Shiner. Sam, interpretata da una bravissima Emma Watson che quest’anno ha vinto l’oscar come miglior attrice protagonista in Povere Creature!, sta uscendo da problemi di dipendenza, lavora come assistente del padre che in qualche modo cerca di redimersi dal fatto di non essere stato mai davvero presente e sembra essere l’unica che lo comprende davvero, senza tener conto che è l’unico personaggio che appare come una persona reale, più che, appunto, un personaggio. Mike Shiner (Edward Norton) invece è volutamente la figura più fastidiosa del film: viscido e calcolatore nella vita, sul palco diventa una creatura sublime, quasi come se Iñárrittu volesse farci riflettere ancora una volta sulla mistificazione degli attori: non sono i loro personaggi, sono persone e in quanto tali potrebbero deluderci profondamente.

Dal punto di vista della regia e della fotografia, Iñárrittu e Lubezki utilizzano delle tecniche particolarmente virtuosistiche, in particolare il piano sequenza, che con pochissimi tagli fa apparire il film quasi come se fosse un’unica lunghissima ripresa. Questo aspetto vuole riprendere il concetto teatrale, e in particolare di Broadway, che il cambio scena sul palco si deve fare o con una scenografia rotante – come vediamo anche nel film ndr– o chiudendo il sipario. Al piano sequenza si unisce il fatto che la macchina da presa spesso non è stabile, i primi piani sono vicinissimi ai visi dei personaggi e i luoghi sono chiusi, piccoli e stretti contribuendo a creare un sentimento di ansia e agitazione che ricorda molto quello della preparazione di un’opera teatrale. 

Insomma, con  Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) Iñárrittu sembra voler aprire gli occhi agli spettatori sulla finzione del cinema, sull’assurdità di quell’ambiente che sembra così lontano da noi, un ambiente fatto di competizione e sofferenza, più che di bellezza e intraprendenza come ci viene spesso presentato. E lo fa mettendo in scena un’opera di meta-teatro-meta-cinema, in cui il confine tra realtà e finzione è così labile che neanche gli attori in scena, che sono sempre doppiamente personaggi, sanno distinguere, quasi come un Sogno d’una notte di mezza estate shakesperiano.

E il fatto stesso che alla fine il film si aggiudichi quattro Oscars (miglior regia, miglior fotografia, miglior film e miglior sceneggiatura originale) sembra essere il coronamento dell’ironia che Iñárrittu aveva messo in piedi: una Hollywood che si batte una mano sulla spalla per essere Hollywood.

scritto da Paola Ricciuti

Birdman o (l’Imprevedibile Virtù dell’Ignoranza)