“E voi come vivrete?” È questo il titolo originale dell’ultimo lungometraggio di Hayao Miyazaki, ma è anche la domanda che guida il suo giovane protagonista e lo spettatore in un’avventura alla ricerca del senso della vita.

Con Il ragazzo e l’airone, primo film d’animazione a ricevere il Golden Globe e anche vincitore di un BAFTA, il celebre regista giapponese, insignito del premio Oscar per La città incantata nel 2003, torna al cinema a dieci anni di distanza da Si alza il vento con una pellicola che riassume la sua esperienza professionale e di vita. Il film è stato candidato al premio Oscar nella categoria Miglior film d’animazione e ha regalato al regista la terza statuetta della sua carriera. Come Il mio vicino Totoro, anche questo film è parzialmente autobiografico e nel protagonista Mahito, un ragazzino di dodici anni orfano di madre che vive nella Tokyo degli anni Quaranta, riconosciamo lo stesso Miyazaki, classe 1941, la cui infanzia fu segnata dalla malattia della madre affetta da tubercolosi e dalla guerra in corso.

La pellicola è infatti ambientata durante la Guerra del Pacifico (1941-1945): Mahito ha appena perso la madre in un incendio, e suo padre lo porta a vivere con sé in una villa di campagna insieme alla nuova consorte, Natsuko. La donna è la sorella di Hisako, madre naturale di Mahito, ed è incinta. Mahito fa fatica ad accettare il cambiamento: trovatosi catapultato in una realtà che non gli appartiene, si mostra schivo nei confronti della matrigna e litiga spesso con i compagni di scuola. Un giorno,  Natsuko scompare vicino alla misteriosa torre che si staglia nei pressi dell’abitazione e che nessuno osa avvicinare. In Mahito qualcosa si accende e parte alla ricerca della donna. Intraprende così un vero e proprio viaggio iniziatico sotto la guida di un airone cenerino che lo conduce nel mondo della torre. Mahito fa anche la conoscenza del prozio scomparso (l’originario costruttore della torre) che vede in lui un potenziale erede alla sua magia e pone il ragazzo di fronte a una scelta: se restare o meno nel mondo da lui creato. Nel viaggio di Mahito, come in altri film del regista, le donne ricoprono un ruolo fondamentale: se il salvataggio di Natsuko è il motore dell’azione, Hisako “torna” nella vita del figlio per aiutarlo a superare la crisi, mentre l’anziana governante Kiriko lo sostiene per tutto il tempo nei suoi salti fra una dimensione e l’altra.

Inizialmente la trama del film avrebbe dovuto basarsi interamente sul romanzo di formazione per ragazzi “E voi come vivrete” dello scrittore Yoshino Genzaburō, ma durante la fase di progettazione si è scelto di discostarsene, pur mantenendo l’interrogativo esistenziale come bussola del protagonista. Mahito possiede infatti una copia del libro, lasciatagli da sua madre prima di morire e che rilegge finché non trova la risposta al suo dolore. L’elaborazione del lutto è dunque uno dei temi cruciali della prima parte dell’opera e si lega al superamento delle insicurezze e delle paure dell’età infantile, intrecciandosi ai rapporti interpersonali. Non è la prima volta che il regista esplora le relazioni familiari, lo aveva già fatto ne La città incantata e ne Il mio vicino Totoro e anche qui diventa importare ricostruire il legame fra genitori e figli. Compaiono inoltre elementi di realismo magico, viaggi nell’aldilà e creature fantastiche che aiutano il protagonista nel suo “viaggio dell’eroe”. A differenza di Si alza il vento, puro slice of life che ci pone di fronte ai concetti di vita e di morte, Il ragazzo e l’airone mescola racconto autobiografico al fantastico, usando quest’ultimo come mezzo per raccontare il primo. Immancabili i rimandi al volo e agli aerei di cui Miyazaki è grande estimatore, ma stavolta sono più discreti così da offrire una sorta di retrospettiva generale di molti suoi lavori precedenti.

Il film è un impeccabile esempio di animazione tradizionale con i suoi maestosi paesaggi che ricordano i cieli di Turner e si caricano del peso emotivo del viaggio di Mahito, accompagnato dalla colonna sonora composta dal musicista Joe Hisaishi, la penna dietro le musiche di altri film dello Studio Ghibli come Laputa e Principessa Mononoke. Rispetto a questi due lavori caratterizzati da melodie importanti in cui gli archi ben in evidenza sottolineano i momenti salienti della storia e caratterizzano i personaggi, le musiche realizzate per Il ragazzo e l’airone sono meno grandiose: il pianoforte dipinge un’atmosfera di intimità che ben si sposa con il percorso di riflessione del protagonista. Il ritmo lento e descrittivo delle sequenze iniziali si alterna a quello più frenetico delle scene d’azione ambientate nei mondi “altri” che Mahito visita. Drammatici sono i momenti che precedono la risoluzione del conflitto ambientato in uno spazio metafisico in cui ci si gioca il tutto per tutto, ma Mahito decide che il mondo della torre non fa per lui. Non è così puro come il prozio lo vorrebbe e nemmeno è alla ricerca della perfezione che gli propone, capisce che è pronto ad affrontare il mondo esterno dove vivono Natsuko, suo padre e i suoi compagni di scuola. Solo così può liberarsi dall’impasse e tornare a crescere. Interessante è il confronto generazionale con il prozio che rappresenta qui l’altra faccia di Miyazaki, regista ormai navigato che non ha ancora trovato un degno successore. La torre che crolla dà luogo a diverse interpretazioni: potrebbe essere lo Studio Ghibli dal futuro incerto ma è anche metafora dell’infanzia che si sgretola per lasciare il posto all’adolescenza e a una presa di coscienza da parte di Mahito. In questo senso il rimando è a Kiki – Consegne a domicilio in cui la streghetta Kiki lascia la casa in cui è nata per intraprendere da sola un percorso di crescita simile a quello che vive Mahito.

In conclusione, Il ragazzo e l’airone è un’opera ricca di simboli e significati senza la pretesa di offrire tutte le risposte; quello che è certo è che al di là della coltre di magie e viaggi fantastici ci racconta una realtà vera, a tratti cruda, fatta di consapevolezza e imperfezione, di scelte dolorose ma anche di nuovi inizi. La storia di Mahito ci insegna che solo assumendoci la responsabilità delle nostre azioni possiamo davvero imparare a vivere.

Scritto da Sara Cinquefiori

Il Ragazzo e l’Airone, un viaggio per ricominciare a vivere